Il Comune di Ravenna tenta di geolocalizzare i positivi al covid. È legittimo?

Il Comune di Ravenna tenta di geolocalizzare i positivi al covid. È legittimo?

Non molto tempo fa – era lo scorso autunno – il Governo ha approvato il decreto “Capienze”, poi convertito in legge a dicembre. Il testo normativo, come spesso accade, raccoglieva varie materie e, tra queste, anche la privacy. Con il decreto, infatti, sono state introdotte surrettiziamente novità molto importanti e incisive nei confronti dei cittadini. In particolare, il Governo ha stabilito che la Pubblica Amministrazione può sempre trattarne i dati personali per fini di interesse pubblico e senza bisogno di una norma primaria che lo permetta. 

In parole povere, la Pubblica amministrazione può decidere di mettere in piedi le iniziative più svariate (controllo dell’evasione fiscale, della corretta raccolta dei rifiuti, del traffico ecc…) utilizzando i dati personali dei cittadini come meglio preferisce, senza il bisogno che nessuna norma di legge ne disciplini modalità e limiti.

L’importanza di questa novità, fino a poco tempo fa rimasta sulla carta, è venuta fuori di recente con il caso di Ravenna. Il comune della città romagnola ha infatti richiesto ai propri residenti, allo scopo di controllare il rispetto dell’isolamento fiduciario, di inviare via Whatsapp la posizione corrente. Se non lo avessero fatto, una volante sarebbe stata subito inviata ad effettuare un controllo.

Gli amici di privacy network hanno denunciato immediatamente la questione al Garante (qui un articolo), che ha aperto un fascicolo (qui la nota del garante).

L’esito di questa indagine sarà molto importante, perché ci darà la misura della reale estensione di questo potere pubblico che, se non adeguatamente limitato, può condurre ad evidenti abusi ed iniquità.

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Il Comune di Ravenna tenta di geolocalizzare i positivi al covid. È legittimo?

Non molto tempo fa – era lo scorso autunno – il Governo ha approvato il decreto “Capienze”, poi convertito in legge a dicembre. Il testo normativo, come spesso accade, raccoglieva varie materie e, tra queste, anche la privacy. Con il decreto, infatti, sono state introdotte surrettiziamente novità molto importanti e incisive nei confronti dei cittadini. In particolare, il Governo ha stabilito che la Pubblica Amministrazione può sempre trattarne i dati personali per fini di interesse pubblico e senza bisogno di una norma primaria che lo permetta. 

In parole povere, la Pubblica amministrazione può decidere di mettere in piedi le iniziative più svariate (controllo dell’evasione fiscale, della corretta raccolta dei rifiuti, del traffico ecc…) utilizzando i dati personali dei cittadini come meglio preferisce, senza il bisogno che nessuna norma di legge ne disciplini modalità e limiti.

 

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L’importanza di questa novità, fino a poco tempo fa rimasta sulla carta, è venuta fuori di recente con il caso di Ravenna. Il comune della città romagnola ha infatti richiesto ai propri residenti, allo scopo di controllare il rispetto dell’isolamento fiduciario, di inviare via Whatsapp la posizione corrente. Se non lo avessero fatto, una volante sarebbe stata subito inviata ad effettuare un controllo.

Gli amici di privacy network hanno denunciato immediatamente la questione al Garante (qui un articolo), che ha aperto un fascicolo (qui la nota del garante).

L’esito di questa indagine sarà molto importante, perché ci darà la misura della reale estensione di questo potere pubblico che, se non adeguatamente limitato, può condurre ad evidenti abusi ed iniquità.

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